giovedì 30 maggio 2013

La questione Trieste

La stampa locale e nazionale è stranamente riottosa nel trattare la questione di Trieste e del Territorio Libero di Trieste... quindi, vedere finalmente un articolo che dice le cose come stanno è un avvenimento che va non solo segnalato, ma quasi celebrato!

Su "Notizie Radicali" è comparso l'articolo "La questione Trieste", a firma di Walter Mendizza.

Articolo chiaro, lucido, che non le manda a dire ai responsabili, ed anche un po' encomiabilmente "politicamente scorretto" (soprattutto in considerazione del fatto che, con la correttezza, fino ad oggi non si è concluso nulla...)
Avrei voluto scrivere io una sintesi così efficace della storia triestina dell'ultimo secolo, un'esposizione così lucida ed analitica dei grandi mali che ingiustamente ci affliggono...

Articolo condivisibilissimo, e del quale bisogna godersi la lettura come un vino aspro del Carso.

La crisi inarrestabile causata dal malgoverno italiano ha distrutto l’economia di un territorio avuto in amministrazione provvisoria con il Memorandum di Londra del 1954 e che a poco a poco si è trasformata in un incubo per i cittadini amministrati. Una terra dalle potenzialità di sviluppo enormi in virtù dei suoi punti franchi (unici in Europa) e del suo Porto Internazionale, ridotta alla miseria, almeno fino a quando rimarrà sotto controllo dello Stato Italiano. (continua a leggere)

martedì 28 maggio 2013

l'Italia deve 6 milioni di euro ad ogni triestino!!!


Esame di Estimo: calcola l'impatto economico che ha avuto l'annessione di Trieste all'Italia, determina dei criteri di stima; calcola il valore complessivo.


Stima dei mancati guadagni; criterio:


  1.  individuare il PIL delle città Porto del Nord Europa
  2. confrontarlo con il PIL attuale di Trieste
  3. moltiplicare l'eventuale differenza per il numero di anni


Svolgimento:


PIL procapite Anversa (2005): € 35.987,00

PIL procapite Brema (1995): € 36.900,00

PIL procapite Amburgo (2008): € 50.504,00

PIL procapite Rotterdam (2009): € 39.184,00

attualizziamoli al 2009 con una crescita del 1,8%

Media: € 47.000,00

Note: stima per difetto, ci siamo limitati al PIL medio olandese e di Brema, pur sapendo che le singole città hanno un PIL più elevato.

PIL procapite Trieste (2009): € 23.405,00 (fonte: http://www.blitzquotidiano.it/economia/reddito-pro-capite-milano-in-testa-caserta-ultima-222654/)

Differenza dalla media: € 23.595,00

Criterio:
non c'è alcun dubbio che l'Italia prese Trieste che era il 7° Porto del Mondo, e che le condizioni attuali geo-economiche vedono il Porto di Trieste ancora più favorito rispetto il 1913.
Sappiamo che l'Italia ha depredato Trieste delle sue migliori attività economiche (Cantieri, Compagnie di Navigazione...) per redistribuirle sul suo territorio e sappiamo che non ha investito nelle infrastrutture che permetterebbero a Trieste di essere nuovamente uno dei primi Porti europei.
Non solo; l'Italia ha investito in tutti gli altri Porti italiani penalizzando Trieste (vedi Gioia Tauro ed altri).

Periodo di accumulazione: anni 56 (2010-1954)

PIL mancante alla città di Trieste: € 5.538.793.250 (PIL pro capite * 236.500 abitanti)

Ma ci sono gli interessi: media semplice del 5% (andamento degli interessi legali nel dopoguerra; formula delle annualità composte posticipate)

PIL accumulato mancante alla città di Trieste: € 1.591.562.543.311

come si legge: millecinquecentonovantun miliardi, 562 milioni, 543 mila e 311 Euro.

PIL mancante per ogni cittadino: € 6.779.981 (diconsi 6 milioni di euro, 779 mila 981) 


Disponibile a correggere i conteggi dietro gentili suggerimenti, faccio notare che:


  • eventuali investimenti effettuati a Trieste dai vari Governi italiani non vanificano il criterio di stima; il PIL di un territorio è già il frutto degli investimeni precedenti. Se l'Italia ha effettuato investimenti sbagliati, questa è un'aggravante e non una scusante
  • il criterio del mancato guadagno è prassi nelle cause risarcitorie; si presume che chi detiene illecitamente dei beni d'altri, qualora questi beni siano un'insieme di attività economiche e producano reddito, il conduttore deve amministrarli con "la diligenza del buon padre di famiglia". Se il conduttore deprime il rendimento economico e svalorizza ciò che sta "custodendo", è tenuto sempre ad un risarcimento
  • tale risarcimento è dovuto anche quando non si prospetta una restituzione dei beni; la "diligenza del buon padre di famiglia" è il minimo che cittadini possono pretendere da un Governo e da tutti gli organi amministrativi ad esso soggetti; vige il concetto di "responsabilità" degli amministratori.
  • il PIL di un territorio racchiude tutte le attività economiche; sono quindi comprese tutte quelle collaterali all'attività portuale; Bremerhaven commercia in automobili, Anversa in preziosi eccetera. Anche Trieste aveva le sue attività collaterali al Porto, delle quali è rimasta solo il commercio e trasformazione del caffè.


FAQ ED OBIEZIONI


Obiezione: “Non si può accumulare la differenza di PIL per 56 anni; nel primo dopoguerra i Porti del Nord erano in condizioni più disastrose di quelli italiani”.

OK, abbuoniamo 12 anni fino al 1965, periodo del “boom economico” nord europeo e ricalcoliamo:

PIL accumulato mancante alla città di Trieste: € 837.149.859.148

come si legge: 837 milioni, 149 centinaia di migliaia, 859 mila e 148 Euro.

PIL accumulato procapite (per ogni cittadino): € 3.566.219 (diconsi 3 milioni 566 mila 219 Euro)


Obiezione: “questo confronto può valere solo da quando esiste il boom dei traffici su container.”

Non siamo d'accordo ma credete che se partiamo solo dal 1970, cambia poco.

Obiezione: "Trieste non può pretendere di essere al 7° posto nelle classifiche dei Porti, l'Impero non esiste più..."

Intanto, l'Impero non esiste più grazie sopratutto al contributo dell'Italia.

Secondariamente, non si pretende di essere il 7° Porto del Mondo, basterebbe essere uno dei primi d'Italia come suggerisce la geografia e le linee di traffico.

Come terza argomentazione, l'Impero Asburgico conta poco, perché il Porto di Trieste superò i record di traffici storici (del 1913) sotto il GMA. Vedi documentazione sui rapporti economici del GMA.


Contro obiezione: visto che rompete le scatole, possiamo fare i calcoli dal 1918. Togliamo gli anni di guerra, i primi due di amministrazione provvisoria ed anche i quattro anni della crisi del 1929. Siamo buoni ed abbassiamo il tasso degli interessi legali al 3% (non ho voglia di cercare quelli esatti anno per anno). Le cifre raddoppiano.



fonte per il PIL procapite delle altre città-porto; wikipedia

fonte per i calcoli finanziari: http://www.arte2.it/


sabato 25 maggio 2013

TLT - Movimento Trieste Libera SPOT HD - English version

La "redenzion" de Trieste come no i ve la ga mai contada...


Oggi xe el giorno de la vergogna. Uno dei tanti, ma el più famoso. I alleati neutrali, gaveva firmà un patto col nemico el giorno 26 aprile. Appena el giorno 5 maggio i se gaveva cancellà dall'alleanza. Traditori, senza nissun dubbio, senza nissun specio dove rampigarse. I trattava col nemico zà dall'estate del 1914, e i se scriveva de "fingere interesse nelle trattative con l'Austria". Che ghe gaveva offerto più de quel che i voleva fin al gennaio del 1915 (Trento), pur de esser lassadi in pase. Tra le varie robe, iera Trieste città aperta (se parlava de una specie de TLT ancora prima de la 1° guerra), e riciamàr dal fronte tutti i nostri nonni. In aprile la "trattativa" comprendeva Trento, el Friùl austriaco meno Gorizia. I traditori voleva de più, francesi inglesi e russi, ghe gaveva promesso robe che no iera sue. Le nostre terre, le nostre anime. I ne gaverìa cambià la memoria, fatto el lavaggio del zervel, i ne gaveria cambià i cognomi e insegnà a odiàr le nostre radici, i nostri cugini e rider dei nostri nonni. Da la conoscenza de almeno 3 lingue, fussimo passàdi ad una sola, a furia de botte in testa e s'ciafe ai fioi che no parlàva italiàn per strada. I ne gaveria portà miseria, ignoranza e cattiveria. Oltre alla malavita e alla corruziòn, ultimamente el bunga bunga.

Novembre 1918: coprifuoco e legge marziàl. I militari che torna dalla guerra vien portài nel campo de Gradisca, in Castel, i vien ciamadi traditori e a volte pestadi. Per strada, i ghe spùda.

Dicembre 1918: i dipendenti del Comùn con cognome sospetto, i xe ancora senza paga.

Gennaio: la spagnola imperversa. Le gru del porto sud xe stade zà smontade, destinaziòn Venezia. El porto Nord no vignerà mai più dragà.

Febbraio: i ga za brusà tutto el carbòn dei gasometri per le sue luminarie, la gente no ga gas a casa. Lori nianche saveva che el gas rivava nelle case.

Marzo: la città xe senza acqua, i aquedotti xe rotti e nissun li ripara. Sbarca le navi de coloni, i devi sostituìr i nostri licenziài. Impiegati de la posta, ferrovieri, finanzieri, doganieri, carabinieri, solito. I giornalisti esteri scrivi che la città xe senza lavòr, che se perseuguita i operai con cognome slovèn, che el porto xe fermo, che se aggira per la città delle masse de disperài come barboni, senza magnàr e co' le scapre ligade col spago.

Giugno: sembra che la camera de commercio e i sindacati gabbi domandà l'indipendenza. Ormài, quasi tutti i triestini de lingua madre tedesca, insieme con quei che se gaveva distinto in guerra, i xe za scampai in Austria. Comincia l'esodo de altri, che se i ga parenti oltre confìn i va nel Regno de Yugoslavia. Alla fine sarà andài via 12-13 mila in Austria e i altri 40 mila in Yugo e in Argentina.

La tragedia continua, l'Italia xe solo occupante insieme con inglesi, francesi e americani, no come che i la conta, che Trieste sarìa "tornada" all'Italia el 4 novembre. No xe vero un clinz, i alleati anderà via più tardi e i 'taliàni gaverà la sovranità de Trieste solo nel febbraio del 1920 o come scritto sul Tribunal, nel 1924. Tutto quel che i ga fatto prima, xe illegale anche formalmente.

Settembre 1920: esplodi per fame e disoccupaziòn, la rivolta de San Giacomo. In città iera za i arditi che tirava bombe e brusava i circoli socialisti, Giunta spacciava cocaina in Acquedotto. El fascismo xe nato a Trieste. Naturalmente, tutti cabibbi meno 3-4 triestini ex irredentisti bandierette, che xe la vergogna de la città ma un de lori ga addirittura una scola e un'altro un ricreatorio in sua memoria.

Dopo 4 giorni de rivolta, ghe pensa la Brigata Sassari demolindo le barricate de San Giacomo a cannonade, un per de colpi finissi anche su le case. Una decina de morti ufficiali.

La tragedia continua...

venerdì 24 maggio 2013

24 maggio: oggi commemoriamo...

...l'anniversario dell'infame tradimento del Regno d'Italia nei confronti dell'Impero Austroungarico e del Reich tedesco.

Già, perché i più (che cianciano di "onore d'Italia" e balle varie) sorvolano elegantemente sul fatto che l'Italia nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, era legata all'Austria-Ungheria ed alla Germania dalla Triplice Alleanza. E lo era da ben 32 anni...

Dapprima, nel 1914, l'Italia dichiarò la propria neutralità, in forza di un'interpretazione stiracchiata dell'art. 4 del trattato di alleanza.

Dopodiché, l'Italia iniziò un infame mercanteggiamento diplomatico, una vera e propria asta a chi offriva di più tra i due contendenti, per decidere a fianco di chi scendere in guerra.

Questo mercanteggiamento fu condotto da Sidney Sonnino, Ministro degli esteri del regno d'Italia, e si protrasse fino al 4 maggio 1915.
In tale data infatti, dopo un ultimo incontro a Londra nel corso del quale venne definito con precisione il prezzo dell'onore italiano (c.d. "patto di Londra"), il 4 maggio l'Italia rompeva l'alleanza con l'Austria Ungheria ed il 24 maggio entrava ufficialmente in guerra contro l'ex-alleato.

Quindi, cari i miei patrioti italiani: ricordate che fino un mese prima dell'entrata in guerra dell'Italia, la situazione era ancora oltremodo incerta; e che gli stessi fanti che attraversarono il Piave "calmo e placido", avrebbero potuto benissimo invece rivolgere il loro passo in direzione della Francia: era solo una questione di prezzo...

giovedì 23 maggio 2013

Tasse italiane a Trieste? ILLEGALI!!!!



Ecco la spiegazione del perché tasse ed imposte italiane a Trieste sono illegali e non sono dovute.
Un furto ai danni di Trieste e dei suoi cittadini che si protrae da 59 anni... ma che speriamo non arriverà a compierne 60.

Il tutto davanti alla tana del leone: l'Agenzia delle Entrate.

quando si vota nelle scuole pubbliche...


Domenica e lunedì si vota nelle scuole pubbliche.
Guardatevi intorno, guardate i soffitti, i bagni, le porte, l'intonaco.
Guardate dove noi tutto il giorno viviamo e cerchiamo nei nostri limiti umani di costruire, formare, conservare una memoria.
Guardate dove lavoriamo, in che condizioni e pensate che i vostri figli, i vostri nipoti passano più tempo della loro vita dentro quelle aule che in casa vostra.
E pensate che lì si forma un cittadino, la sua libertà, la sua vita. 
POI VOTATE.

Questo bellissimo cartello (che mi è stato, purtroppo, segnalato con qualche settimana di ritardo rispetto alle ultime elezioni) a Trieste va contestualizzato.

Avremmo dovuto leggerlo per tutti gli ultimi 59 anni, in tutte le occasioni in cui siamo stati a votare per delle elezioni illegittime nel Territorio Libero di Trieste, che riguardavano lo stato che occupa il nostro territorio con un mandato di amministrazione fiduciaria, ma non ne ha la sovranità.
E vedere come progressivamente in questi 59 anni le scuole triestine decadevano: sia in termini di edilizia scolastica, ma anche di qualità dell'insegnamento.
Oggi, che siamo finalmente consapevoli che "TRIESTE NON E' ITALIA", alla prossima tornata elettorale (che non è lontana...) questo cartello andrà completato con un bel "POI ESERCITATE IL VOSTRO DIRITTO DI NON-VOTO ATTIVO"

mercoledì 22 maggio 2013

perché "Trieste non è Italia"

Se cerchiamo un modo efficace per sintetizzare in poche righe la situazione giuridica di Trieste, in base alla quale Trieste NON è Italia e sul territorio di Trieste NON sono applicabili le leggi italiane, lo troviamo in una pubblicazione ufficiale del Consiglio dei Ministri italiano del 1957:

....in sintesi la realtà del TERRITORIO DI TRIESTE, questa entità politica sui generis che tutti ormai considerano parte integrante dell'Italia anche se formalmente costituisce un corpo separato, sottoposto ad una amministrazione speciale e tuttora oggetto di strumenti diplomatici internazionali, tra cui soprattutto il Trattato di Pace del 1947 e il Memorandum di Londra del 5 ottobre 1954, in virtù del quale lo Stato Italiano è subentrato all'"Allied Military Government" GMA nell'amministrazione di quella che era la Zona A dell'ex Territorio Libero di Trieste. " 

All'epoca evidentemente avevano ancora le idee chiare.
E' solo dopo che hanno confuso le acque...

motivi per cui Trieste deve esser grata all'Italia - 5 - la qualità dell'Università

L'Università di Melbourne stila periodicamente una classifica di tutte le nazioni del mondo, in base alla qualità dei rispettivi sistemi educativi universitari.
Vengono presi in considerazione diversi parametri: risorse disponibili, ambiente, rete di connessione...

Secondo voi, la bistrattata Università italiana, ricca di storia e tradizione ma povera di mezzi, inflazionata dalla mafia dei baroni, gestita a forza di concorsi fatti su misura per sistemare il parente di un barone... come se la caverà?

No, anche in questo caso l'Italia non ci delude, ponendosi ben al TRENTESIMO posto!
Prima dell'Italia vengono Grecia, Slovenia, Polonia, Repubblica Ceca, Ucraina, Spagna, Portogallo, Korea, Taiwan, Giappone, Israele, Hong Kong, Germania, Irlanda, Francia, Nuova Zelanda, Belgio, Austria, Singapore, Gran Bretagna, Olanda, Australia, Norvegia, Svizzera, Danimarca, Finlandia, Canada, Svezia e Stati Uniti.
Immediatamente dopo l'Italia, fari di civiltà e cultura quali Bulgaria e Romania.

La bistrattata Università di Trieste... occorre dire qualcosa? Chiunque abbia avuto la ventura di frequentarla negli ultimi anni si sarà reso conto delle pietose condizioni in cui versa...

GRAZIE, ITALIA!!!


martedì 21 maggio 2013

la SE.L.A.D.


Mentre oggi la pessima amministrazione dello stato italiano crea disoccupati (ed accoglie extracomunitari ) per mantenerli successivamente gratis, nel 1951 il Governo Militare Alleato creava la SE.L.A.D, Sezione Lavoro Aiuto Disoccupati, alle dipendenze del Dipartimento Lavori e Servizi Pubblici del G.M.A, ma sempre con responsabilità tecniche ed amministrative del Comune.

Oltre all'evidente utilità logistica, lo scopo era quello di tenere le persone occupate, evitando l'oblìo della disoccupazione con conseguente perdita della dignità e dell'orgoglio.

Ridendo e scherzando, le persone ri-organizzate della SE.L.A.D. eseguirono come primo impiego della Divisione Lavori in Economia, lo sgombero delle macerie in città dovute ai bombardamenti.
I disoccupati assunti, con turni che si rinnovavano di sei mesi in sei mesi, venivano impiegati in lavori di ricostruzione nel proprio rione o frazione in cui risiedevano, per favorire una forte motivazione al lavoro facendone godere direttamente i risultati.

Seguirono poi la bonifica del comprensorio di Zaule, costruzioni edili a S. Sabba, S. Croce, Strada per Fiume, la "passeggiata triestina", ovvero le Rive rimesse a nuovo, dalla Stazione Marittima alla Sacchetta, il tracciato rifatto della strada Vicentina, meglio conosciuta come Napoleonica, la creazione di campi sportivi, numerosi campi gioco, lavori stradali e fognature; molti di questi lavori fanno tuttora parte integrante dell'aspetto urbanistico di Trieste.

Anche le caratteristiche "vedette" panoramiche, sparse un po' in giro per il Carso, furono in gran parte edificate dalla SE.L.A.D.:
la vedetta Slataper, a Prosecco, edificata dalla SE.L.A.D.
nel caso qualcuno nutrisse qualche dubbio...

Come dire: una buona amministrazione ottiene la massima resa con piccole risorse.

Ed oggi?

Oggi le opere del SE.L.AD. cadono a pezzi, vittime dell'incuria e della nulla manutenzione effettuata dalla pessima amministrazione italiana.
E di disoccupati a spasso ce ne sono tanti... ma impiegarli per qualcosa di utile "no se pol".

GRAZIE ITALIA!!!!!!

lunedì 20 maggio 2013

le legioni di irredentisti che vollero Trieste italiana

Oggi forse un po' meno, ma fino a qualche anno fa a scuola, studiando il periodo risorgimentale non si poteva fare a meno di imbattersi in quel curioso fenomeno denominato "irredentismo".
Ancora oggi, su fonti notoriamente obiettive ed imparziali come Wikipedia Italia (1), il fenomeno dell'irredentismo viene presentato come popolarissimo e diffusissimo nella stragrande parte della popolazione.
Ad esempio, si possono leggere perle come questa ( http://it.wikipedia.org/wiki/Irredentisti_istriani ):
 Del resto nella "Grande Guerra" furono numerosi gli irredentisti istriani che persero la vita in azioni militari contro gli austriaci 

Il pudore fortunatamente li costringe a trincerarsi dietro a quel vago "numerosi"... perché in realtà tali "numerosi" caduti assommano a ben DODICI (2)
Cioè, l'Italia nella prima guerra mondiale ha avuto circa 680.000 (SEICENTOOTTANTAMILA!!!!) caduti, e di questi ben una dozzina erano "irredentisti istriani"...

Quanti erano gli irredentisti triestini? BOH! Wikipedia non ce lo dice... concede pagine agli irredentisti istriani, dalmati, italiani... agli irredentisti in Corsica, a Malta (!!!), a Nizza, e perfino in Svizzera... ma di dedicare uno straccio di paginetta agli irredentisti della Venezia Giulia non se ne parla. Forse perché non avrebbero saputo cosa scriverci...

Ricorriamo ad un'altra fonte autorevole ed obiettiva: la Lega Nazionale.
Su http://www.leganazionale.it/storia/irredentismo-redivo.htm scopriamo che "oltre duemila volontari irredenti che fuggirono dall'Austria-Ungheria per arruolarsi, e molti di loro morire" nelle fila dell'esercito italiano.
Nota bene: 2000 da TUTTA l'Austria Ungheria, nella quale (sempre seconda la medesima pagina) si stimavano all'incirca 800.000 italiani "sparsi tra il Trentino, la Venezia Giulia e la Dalmazia".
Ordunque, 2.000 su 800.000 ammonta a ben... LO 0,25% DELLA POPOLAZIONE!!!!

Quindi, l'irredentismo fu sentimento sì profondo, sì popolare, sì diffuso che indusse ben un cittadino austro-ungarico di lingua italiana ogni 400 a tradire quella che era la sua patria per abbracciare quella italiana...

Vi viene da sorridere?
A me no.
A me viene da piangere...




(1) se non si capisce, sono ironico. E non velatamente.

(2) Non ci credete? Ve li cito per nome e cognome:  Nazario Sauro, Giorgio Baseggio, Mario Bratti, Umberto Bullo, Angelo Della Santa, Pio Riego Gambini, Ernesto Giovannini, Ernesto Gramaticopolo,  Antonio Parovel, Vico Predonzani, Eugenio Rota, Virgilio Sansone, Raimondo Spangaro.
Tutti rigorosamente decorati: che cadere per la patria da irredentista senza neppure una medaglia era evidentemente considerato disdicevole...

venerdì 17 maggio 2013

i giovani che fecero Trieste italiana

"i giovani che fecero Trieste italiana": così titolava un articolo di Roberto Spazzali, pubblicato da "Il Piccolo" il 5 luglio 2006.

Riportiamone alcuni interessanti (e talvolta inquietanti) passaggi:

Poi le cose erano progressivamente mutate: il problema non era più la minaccia di Tito, bensì la presenza angloamericana a Trieste, considerata ingombrante, e la temporaneità del Territorio Libero di Trieste a cui, per i molti benefici economici, tanti triestini vi si stavano abituando, almeno nella Zona A.
Una spallata vigorosa al sistema, si pensava, avrebbe portato alla ricongiunzione della città all'Italia, sperando che ciò incidesse pure sulle sorti, in verità già segnate, sulla Zona B.
Si trattava di scegliere tra i benefici di una Tangeri dell'Adriatico, come si diceva allora, e l'erba alta in porto. Su tutto ciò molto è stato scritto e polemizzato allorché sono stati svelati i piani militari italiani, neanche tanto segreti, per preparare giovani e giovanissimi a una resistenza estrema in caso di violazione jugoslava della Zona A. Le testimonianze di Ennio Riccesi e Fabio Matussi sono eloquenti, come quella di Claudio Boniciolli che rivela la preparazione della piazza con le squadre della «Giovane Italia» sollecitate da alcuni insegnanti di educazione fisica formatisi alla Farnesina, e quindi di non lontana origine GIL.




giovedì 16 maggio 2013

Amministrazione fiduciaria italiana...


Anche gli annulli postali fanno la storia.
Quello sopra riprodotto è l'annullo postale che "celebra" il ritorno di Trieste all'Italia, nel 1954...
Ma cosa c'è scritto?
26 ottobre 1954 - primo giorno dell'AMMINISTRAZIONE FIDUCIARIA ITALIANA

Già, solo "amministrazione fiduciaria", non sovranità...
Quand'è che l'"amministrazione fiduciaria" divenne "sovranità"?
Legalmente, credo proprio che non sia MAI avvenuto: siamo ancora solo in "amministrazione fiduciaria".
Di fatto... un po' alla volta, giorno per giorno. Quella volta la gente aveva ben altre gatte da pelare, ed alle nuove generazioni fu poi fatto credere il falso... e questa storia è andata avanti per quasi 60 anni.
&0 anni... troppi. E' ora di finirla. Di "fiduciario" questa amministrazione non ha più nulla, della nostra fiducia (e della nostra pazienza) hanno abusato oltre ogni limite.


spontaneità delle manifestazioni filo-italiane del 1953

Riporto una interessante testimonianza di Tullio Mayer:



Ma vorrei concludere questo mio intervento con un ricordo personale dei giorni di novembre ‘53: avevo quattordici anni e mezzo ed appartenevo ad una famiglia di sentimenti italiani sì, ma antifascista e aliena da ogni atto di violenza. 
Il mattino del 5 novembre trovai bloccato l’'accesso alla scuola media del Viale XX Settembre (l'’attuale Divisione Julia, allora scuola media annessa al ginnasio-liceo Francesco Petrarca) ad opera di ragazzi più anziani di me: liceali, qualche universitario, ma anche facinorosi dei Circoli di Cavana e del Viale. 
“"Muli, ogi no se va a scola, xe sciopero”", venne detto a me ed ai miei coetanei della terza media e delle classi inferiori, con la connivenza, a dire il vero, di parte degli insegnanti. Quando, ingenuamente, chiesi perché avrei dovuto scioperare (“spontaneamente”, s'’intende), mi fu risposto che avremmo dovuto manifestare per “Trieste italiana” e che il nostro primo obiettivo sarebbe stato raggiungere in corteo il complesso scolastico di via Foscolo/via Manzoni, dove aveva sede l’Istituto tecnico per geometri Leonardo Da Vinci, i cui allievi, forse meno dotati di sentimento nazionale, stavano regolarmente frequentando le lezioni.
Intanto, da un plotoncino di “cerini” della Divisione Uniforme che presidiava il vicino Supercinema requisito dagli Inglesi, nella regolamentare divisa blu tipo “bobby” di Londra, si staccò un mio secondo cugino, in forza al Distretto centrale di piazza Dalmazia, per sconsigliarmi da partecipare a qualsiasi manifestazione, aggiungendo che la situazione era molto tesa dopo gli incidenti del pomeriggio e della serata precedenti. Così mi accodai al corteo niente affatto spontaneo, ed in via Foscolo, mentre manifestava (tra slogan antijugoslavi, bandiere tricolori, inni e canti del Ventennio, qualcuno provvedeva a divellere dai marciapiedi i paletti reggi-catenelle per impugnarli a mo’ di clava), venne raggiunto da una vettura, una Fiat 1100 a sei posti del servizio di emergenza della Polizia Civile. Il capopattuglia segnalò la situazione via radiotelefono e poco dopo, quando il corteo, ormai ingrossato, sbucò in via Oriani e largo Barriera Vecchia, tra sibili di sirene ecco arrivare una mezza dozzina di jeep del Nucleo mobile, protette da reti metalliche, che con un po’ di caroselli e qualche manganellata dispersero la manifestazione, almeno per il momento.
Ma il raduno dei cortei provenienti dalle varie scuole e ai quali partecipò successivamente meno di un migliaio di persone (mentre la maggior parte della città rimaneva a guardare) era fissato in piazza Sant’Antonio, opportunamente disselciata dagli operai del comune nei giorni precedenti, assieme all’attigua via Dante Alighieri.
Proprio in quei paraggi, al numero 2 della via Trenta Ottobre, aveva sede il comando della Polizia Civile (una struttura corrispondente all’attuale Questura), che ospitava anche gli uffici della CID, la Divisione Criminale Investigativa. Lì, a quanto mi ha recentemente riferito un ex ispettore della “sezione speciale”, alcuni poliziotti in
contatto con ambienti italiani sarebbero stati pronti ad usare le armi da fuoco contro i loro colleghi e gli ufficiali superiori inglesi, per dare una mano ai dimostranti.

mercoledì 15 maggio 2013

ne la Patria de Rossetti no se parla che italian!

Il conte Domenico Rossetti de Scander (Trieste 1774-1842) fu insigne avvocato, uomo politico e mecenate.

Ad un certo punto, non si bene come, non si sa bene perché, non sia bene in quali circostanze, assurse ad icona dell'irredentismo triestino filo-italiano (celebre il motto "ne la Patria de Rossetti no se parla che italian"
Ma è legittima questa appropriazione sciovinistica da parte dei filo-italiani?
Assolutamente no.
Domenico Rossetti sosteneva l’idea dell’autonomia e dell’italianità di Trieste, ma assolutamente non in senso nazionalistico. Egli riteneva infatti che la città avrebbe dovuto e potuto continuare a prosperare all’interno della monarchia asburgica, avendo ben chiaro il concetto che senza il vasto retroterra dell'Impero, Trieste avrebbe potuto solo decadere.
Nel 1813, all'indomani della fine dell'occupazione francesi di Trieste, Rossetti perorò la causa di una Trieste, compresa ma autonoma nell'Impero Austro Ungarico:

Trieste non può mantenere qualsivoglia commercio né per le proprie produzioni, né per la sua ubicazione, se non ha dietro alle sue spalle chi debba e voglia approfittare di questa


In tale occasione sostenne fieramente la causa di Trieste, rivendicandone l'autonomia ed i privilegi nell'ambito dell'Impero, in quanto a suo giudizio discendevano  dalla “deditio” del 1382 tradizionalmente interpretata come garanzia perenne di privilegi per la città.
Gli austriaci in realtà in tale occasione parvero aver l'intenzione di cancellare tali antichi privilegi: la costituzione della “Regia Provincia del Litorale” del 1814, di cui Trieste diviene la capitale, sembra avere un rilievo esclusivamente amministrativo, ma non costituzionale (Le ex Province Illiriche francesi furono incorporate nell’Impero d’Austria e il nuovo governatore, barone de Lattermann, usò la parola “conquista”).

Quindi, la storia ci consegna un Domenico Rossetti che, pur devoto alla cultura ed alla letteratura italiana, neppure per un momento, né in alcuna riga di qualsiasi scritto, sostenne mai l'idea di una Trieste italiana, ma che al contrario sempre sostenne con fierezza (e successo) la naturale appartenenza della stessa all'Impero Austro Ungarico.

Ma la verità storica ha mai avuto la minima importanza per i nazionalisti filo-italiani?



A proposito: non esiste su wikipedia Italia una pagina dedicata a Domenico Rossetti (anche se viene citato - a sproposito - nella pagina degli irredentisti istriani)
In compenso, esiste su Wikipedia Germania: http://de.wikipedia.org/wiki/Domenico_Rossetti
Un'altro indizio dell'attenzione dell'Italia (e di Wikipedia...) per le nostre terre e la nostra storia...

Vi propongo di seguito la biografia presente su Wikipedia Germania (il testo è frutto del traduttore automatico di Google, quindi non me ne vogliate...)

 Conte Domenico Rossetti de Scander (* 19 marzo 1774 a Trieste , † 29 novembre 1842 ) è stato un avvocato di Trieste, uomo politico e mecenate .



Domenico Rossetti è nato il 19 Nel marzo 1774, al momento della monarchia asburgica nato appartenenza alla città portuale di Trieste. Di Rossetti padre Antonio era un ricco patrizio Trieste e distributori, l'imperatrice Maria Teresa nel 1775 elevato alla nobiltà e con il suffisso de Scander aveva onorato. Dopo Rossetti a Vienna e Prato diritto aveva studiato, ha conseguito il dottorato nel 1800 a Graz . Poi tornò alla sua città natale di Trieste e ha aperto uno studio legale.
Durante l'occupazione di Trieste da Napoleone 1809-1813 Rossetti è stato membro del Consiglio dei Patrizi . 1818 Rossetti ha assunto di nuovo nella comunità di appartenenza Austria Trieste, l'Ufficio del Procuratore , incarico che ha mantenuto fino al 1842, ed è diventato sempre più politicamente attivi. Nel suo ruolo di Rossetti ripetutamente rappresentato gli interessi della sua città prima che il governo austriaco. La Vienna ministeri verso sempre rispettoso, egli è stato strettamente collegato a Trieste e le sue tradizioni. Rossetti ha avuto l'idea di Italianität Trieste, invece, sotto l'egida della monarchia asburgica, e non fa parte di uno stato nazionale italiana come l'obiettivo della nazionale liberale irredentismo era.
Rossetti morì il 29 Settembre 1842 a Trieste. La sua proprietà è stato lasciato in eredità la maggior parte della città di Trieste.
Il 25 Luglio 1901 era a Trieste città parco Giardino Pubblico Muzio de Tommasini , un monumento di cui i busti di cittadini illustri della città di Trieste sono posti Rivalta Augusto e Antonio Garella costruito in onore di Rossetti.
 
Patrono di arte e cultura
Rapporto di Rossetti con Trieste e il suo entusiasmo per l'arte e la cultura italiana si è riflessa anche nelle sue molteplici attività culturali:
Istituzione della Società di Minerva : Il 1 ° Gennaio 1810 ha fondato la Società di Minerva , una società che ha fatto una missione, l'arte e la letteratura e la storia della città di Trieste, da mantenere. Sotto la direzione del Rossetti fondò la Società di Minerva 1829 scientifica carta Archeografo Trientino donazione e rilasciato sotto lo storico Pietro Kandler articolo periodicamente sul passato di Trieste.
Raccolta di Petrarca e Piccolomini : Rossetti dedicato due aree della sua biblioteca privata i libri e opere d'arte che sono legati a Francesco Petrarca ed Enea Silvio Piccolomini avere. Quest'ultimo era 1447-1449 vescovo di Trieste e da Papa Pio II nel 1458 dopo la morte di Rossetti nel 1842 la raccolta della Biblioteca Civica di Trieste ha donato.

Disegno del monumento in onore di Johann Joachim Winckelmann
Indagine per l'omicidio di Johann J. Winckelmann : Già nel 1808 Rossetti ha avviato un esame minuzioso degli ultimi 40 anni l'omicidio di Johann Joachim Winckelmann , fondatore dell'archeologia scientifica, a Trieste da Francesco Arcangeli era stato assassinato. Descrizioni di Rossetti della vita di Winckelmann settimana scorsa chiamato la sua morte, in ricordo, che nel frattempo era caduto nel dimenticatoio. Le sue descrizioni e la sua collezione di Trieste atti processuali sono stampati oggi. Inoltre Rossetti ha commissionato allo scultore Antonio Bosa e il suo maestro Antonio Canova con la progettazione di un monumento in memoria di Winckelmann, che è stato completato nel 1822 e il 1833 nel cimitero della cattedrale di Trieste , oggi lapidario fu eretto.
Lapidario : vicino al monumento a Johann J. Winckelmann essere esaminato a Trieste Lapidario oggi molti tesori d'arte storiche e cimeli d'epoca che sono stati accumulati e immessi sul causando di Rossetti.
Viale XX Settembre : 1808 Fai Rossetti aveva sue spese, una passeggiata lungo l'acquedotto di Trieste, oggi Viale XX Settembre .

motivi per cui Trieste deve esser grata all'Italia - 4 - a Trieste il maggiore SIN (Sito Inquinato Nazionale) d'Italia

SIN di Trieste
(mappa redatta dal Ministero dell'Ambiente)


Non solo Trieste gode del discutibile onore di rientrare nella lista dei SIN (Sito Inquinato Nazionale) per un'area (vedi in rosso) che va in pratica dallo Scalo Legnami alla Riviera di Muggia... ma anche di essere il più vasto SIN d'Italia.

Si tratta infatti di un'area vastissima, che è stata rubata allo sviluppo portuale ... i nostri "amministratori temporanei italiani" (perché altro non sono) hanno pensato bene di installarvi una schifezza dopo l'altra.

Così Trieste, un tempo perla dell'impero, è stata trasformata in uno dei cassonetti dell'immondizia d'Italia (Ferriera, depositi di gas e combustibili, area exEsso, area exAquila, Siot, discariche di Zaule/Ospo/Noghere, costiera inquinata di Muggia.... ora anche due rigassificatori..??).

Da notare che la più grande discarica in Campania non arriva alle dimensioni della nostra discarica delle Noghere... che bel primato!

GRAZIE ITALIA!

martedì 14 maggio 2013

il primo furto italiano ai danni di Trieste: lo zero altimetrico


Dopo la dissoluzione dell'Impero Austro-Ungarico, l'italica stupidità si concretizzò nelle nostre terre in molte maniere; alcune, del tutto prive di logica.

Lasciamo la descrizione di un esempio di tale stupidità alla mirabile penna di Paolo Rumiz ("La via della Bora"):

Nel 1918 col passaggio di Trieste all’Italia il punto zero trigonometrico agganciato al livello del mare non fu più calcolato sull’Adriatico Settentrionale, ma sul Tirreno, con punto di riferimento Genova.
E poiché il mare d’Occidente era mediamente più basso di quaranta centimetri rispetto a quello d’Oriente, il livello reale del mare a Trieste risultò quasi sempre superiore a quello virtuale impostoci dall’Italia il che falsava dalle nostre parti le misure altimetriche calcolate su quello zero d’ importazione: c’erano sempre quaranta centimetri in meno.
Gli italiani ignoravano che tutto il reticolo delle altimetrie austro-ungariche era stato costruito proprio a partire dallo zero triestino e per la precisione sul livello del mare nel Canale di Ponterosso misurato dai geografi imperiali. Non sapevano che l’altezza dei monti Transilvani e della Slovacchia, dei campanili dell’ Ungheria e del Tirolo, delle colline di Moravia e delle isole dalmate dipendevano tutti dal mare di Trieste primo porto dell’ Impero.
Ma anche dopo il 1918 le nazioni nate dalla dissoluzione dell’ Austria-Ungheria conservarono le trigonometrie imperiali. Tutte salvo l’Italia alla frontiera dell’est ! Con il risultato che oggi dal Lago di Costanza ai Carpazi le altimetrie di mezza Europa sono calcolate su di una città - Trieste- che, per una beffa del destino non può misurare in modo veritiero nemmeno se stessa.

lunedì 13 maggio 2013

motivi per cui Trieste deve essere grata all'Italia - 3 - la libertà di informazione

Reporter senza frontiere stila annualmente una "Classifica mondiale della libertà di stampa":



La classifica del 2013 vede l'Italia in un infame 57° posto: tra i fanalini di coda in Europa (peggio di noi, solo Ungheria, Grecia e Bulgaria.)
Davanti all'Italia, nella classifica mondiale, fari di civiltà e democrazia quali, ad esempio,Giamaica, Namibia, Ghana, El Salvador, Burkina Faso, Namibia: 




Chi a Trieste si dedichi alla lettura del quotidiano locale con un minimo di spirito critico, si renderà conto di quanto ci sia del vero in questa classifica...

Altrimenti, senza la connivenza di una stampa asservita e priva di libertà, come sarebbe possibile che una truffa ai danni del Territorio di Trieste e dei suoi cittadini venga perpetrata impunemente da sessant'anni?!

GRAZIE, ITALIA!!!