sabato 8 giugno 2013

il trattato di Osimo - 2 - storia

Osimo è un trattato anomalo fin dalla sua nascita.

Per un trattato internazionale, è evidente che gli organi competenti sono il Ministero degli Esteri ed il Ministero del Commercio Estero.
Per il trattato di Osimo invece no: è creatura nata e cresciuta in seno al Ministero dell'Industria.

Vediamo come avvenne.
Anno 1962: il ministro degli esteri (Fanfani), per vari motivi, non poteva dialogare con il proprio omologo yugoslavo (ciò magari avrebbe reso opportuno la scelta di qualcun altro come ministro degli esteri; ma in Italia, si sa, la ragion politica è ben superiore alla ragion di stato. Ciò comporta che in italia, dal 1947, la politica estera è sempre stata subordinata alla politica interna).
Questo semplice fatto congelò qualsiasi trattativa con la Yugoslavia fino al 1968.
Tito si sentiva minacciato a nord dall'Unione Sovietica (è l'anno della primavera di Praga), e temeva che l'Italia approfittasse di un attacco russo alla Yugoslavia per rioccupare militarmente l'Istria. (1)
Quindi, l'ambasciatore italiano a Belgrado approfitta della situazione per proporre a Tito un accordo in 18 punti (veramente originariamente erano 17: il diciottesimo venne aggiunto per pura scaramanzia. Eh, la diplomazia è roba seria...)
Precisamente si trattava di "acque interne, acque del Golfo, passaggi nell'Adriatico, strada nel Collio, minoranze, ed altre cose ancora, tra le quali una mini-zona franca da porsi verso il Golfo di Muggia, su due valloni in zona yugoslava" (2)
Nel 1969 in Italia va al governo Aldo Moro, e le trattative con la Yugoslavia tornano in alto mare: Moro vorrebbe un  ampio consenso politico interno per le trattative (figuriamoci...), Tito lo ritiene troppo nazionalista, inoltre vorrebbe ridurre i 18 punti programmatici dell'accordo a 4 o 5.
Inoltre, cominciano i CSC (Colloqui per la Sicurezza dei Confini), che sembrano allontanare lo spettro di un'invasione militare italiana della zona B: ed allora, perché preoccuparsi?
Tra un tergiversare e l'altro, si arriva al 1973.
Ci sono ulteriori incontri italo-yugoslavi, ed i 18 punti vengono definitivamente ridotti a 5.
A gestire questi contatti è, come è naturale, il ministero degli Esteri. Ma cominciano gli intrighi di palazzo: il governo stabilisce che, nel caso il ministero degli esteri non riesca a concludere l'accordo entro sei mesi (!!!), il tutto passerà alla gestione del dott. Carbone, del ministero dell'industria.
I mesi passano, e cambia anche il ministro degli esteri: Aldo Moro.
Le trattative corrono il rischio di arenarsi nuovamente, e quindi vengono scippate al ministero degli esteri ed affidate a Carbone.

A Carbone fu affidato un "progetto unitario", del quale non si conoscono però le linee-guida (è lecito chiedersi se le conoscesse almeno lui: non è da escludersi infatti che questo "progetto unitario" fosse solo un'accozzaglia contraddittoria di affermazioni di principio).
Carbone comincia le trattative, e visto che ha molta fiducia negli ambienti italiani (pare che i servizi italiani non fossero in grado di garantire la segretezza dei colloqui), decide di condurle completamente in Yugoslavia.
Carbone incontra le prime difficoltà: una zona franca CEE può estendersi in una nazione non-CEE come la Yugoslavia? La diplomazia italiana lo rassicura: si può, si può... (non vi ricorda qualcosa di più recente?)
La Yugoslavia non è disposta però a cedere la zona dei due valloni dietro a Muggia. vabbeh, non è un problema: serve a qualcosa quella pietraia del Carso, tra Basovizza e Sesana? No, tutto inutile bosco, utile al massimo per farci una discarica... via, trovato il posto per la zona industriale!
Arriviamo così al 1975, al ministero degli esteri subentra Rumor, ma la cosa è irrilevante: carbone è ormai indipendente, ed il 10 novembre 1975 gli accordi vengono firmati.
Un anno e mezzo dopo, il 14 marzo 1977, il trattato sarà ratificato dall'Italia.
Dalla Yugoslavia e dall'ONU invece non è mai stato ratificato.






(1) dovremmo domandarci perché gli stati confinanti sono sempre così malfidenti nei confronti dell'Italia... in fondo, cosa ha fatto di male l'italia? Nella prima guerra mondiale ha rotto l'alleanza con l'Austria-Ungheria per poi dichiararle guerra. Nella seconda ha rotto l'alleanza con la Germania per scendere a fianco degli Alleati....

(2) prenderò come riferimento, qui e più avanti, da "La verità su Trieste", di Alvise Savorgnan di Brazzà - ed. Lint, Trieste 1980
Si tratta di un testo di matrice fortemente filo-italiana e quindi, nel mio contesto e per i fini del mio discorso, al di sopra di ogni sospetto.

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